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L'Oreste

IIl rifiuto e la mancanza d’amore segnano il passo di questo spettacolo, il cui protagonista si trova a essere trasferito da un orfanotrofio a un riformatorio per poi finire in manicomio. Nel suo passato ci sono avvenimenti tragici che egli ha rimosso, eppure non riesce nel profondo a liberarsene, come la perdita della sorella preferita, la partenza del padre per la guerra o la morte violenta della madre. Per sopravvivere al dolore causato di questi eventi che ne hanno condizionato l’infanzia, il protagonista si crea un mondo proprio e parla di continuo. Parla con i dottori, con gli infermieri, ma soprattutto con il compagno di stanza schizofrenico che però, nella realtà, non esiste.Tra narrazione e illustrazione d’autore, lo spettacolo conduce una riflessione sull’abbandono e sull’amore negato, filtrata attraverso gli occhi di questo uomo-bambino, mano nella mano con un passato di cui non riesce a liberarsi. Un’indagine poetica che ricorda come la relazione con l’altro sia fondamentale per definire la propria esistenza, perché in fondo nessuno si salva da solo.

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Non ci facciamo riconoscere

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"Non ci facciamo riconoscere” è la frase che ci siamo sentiti dire tante volte dai nostri genitori, quando eravamo più piccoli. Siamo cresciuti con questa frase nelle orecchie. Adesso viviamo in una società dove ci facciamo riconoscere in continuazione: fotografiamo i piatti che mangiamo, dove andiamo in vacanza, quando ci baciamo...

Allora, come ci troviamo in questa società noi che siamo cresciuti con il consiglio “non ci facciamo riconoscere”?

La signora omicidi

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È una commedia ricca di humor e di divertenti intrighi, situazioni ambigue ed equivoci esilaranti, ambientata in una Londra anni Cinquanta, città che fa da sfondo all’improbabile incontro fra Louise Wilberforce, arzilla e svampita affittacamere, e il misterioso Professor Marcus, presunto musicista, in realtà capobanda di un gruppo di pericolosi malviventi che Louise Wilberforce finirà per smascherare. Straordinario Giuseppe Pambieri e, nei panni della svampita e arzilla Signora Omicidi, la bravissima Paola Quattrini diretti da Guglielmo Ferro.

La cosa giusta

Quando un giorno, all’improvviso, una vita tranquilla, un’esistenza quasi perfetta, viene inghiottita da un ingranaggio micidiale, le scelte da fare sono due: o lasciarsi andare e diventare parte del sistema, o cercare di reagire, con tutte le forze. Ognuna delle scelte inevitabilmente porta delle conseguenze.

Se in apparenza lasciarsi andare al flusso e finire nel fango della corruzione potrebbe sembrare la cosa più semplice e più vantaggiosa, quando tutto sembra perduto bisogna reagire e prendere le cose in contropiede.

Questa è la storia di Alberto, imprenditore di successo che un giorno finisce nelle spire della criminalità organizzata che vuole mettere le mani sulla sua azienda. Con grande coraggio e fatica Alberto si oppone. Sarà la scelta giusta? La vita pone ogni giorno delle decisioni, la scelta giusta non è sempre quella più semplice, ma quella più coraggiosa.

D’altronde lo stesso Dante insegna che gli ignavi, quelli che non si sbilanciavano mai per paura di prendere una decisione, finiscono tra le anime dannate ma non meritano nemmeno di entrare nell’inferno.

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Pensaci, Giacomino

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"Pensaci Giacomino" rappresenta uno dei lavori in cui Pirandello riesce a dar corpo con più intensità a una critica profonda e assolutamente lontana da tentazioni qualunquistiche di quelle convenzioni sociali, di quell’ipocrisia, di quelle maschere con le quali la gente comune traveste la propria assenza di principi etici. ll professor Agostino Toti, insegnante ginnasiale, è piuttosto anziano ed è screditato agli occhi di alunni e colleghi. Solo contro tutti, si sente impossibilitato nel continuare a insegnare. Toti cova del risentimento nei confronti dell'intera società. Per ottenere una rivalsa nei confronti di quello Stato cui imputa il suo fallimento, prende per moglie una ragazza giovanissima, Lillina. Lillina è incinta di un giovane del paese, Giacomino, ma questo non distoglie Toti dal suo proposito, né sembra turbarlo più di tanto.

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Eppure sorrido

spettacolo che vedrà il comico proporre sketch e monologhi con protagonisti i personaggi che l'attore ha diffuso sui vari social nel periodo del lockdown.

Lapponia

Una commedia magica tra verità e bugie.

Finlandia, tanta neve e una domanda campale: Babbo Natale… esiste? Monica, Fabio e il loro figlio Giuliano sono andati in Lapponia per trascorrere le vacanze di Natale con la sorella di Monica, Silvia, il suo compagno finlandese Olavi e la loro figlia di quattro anni Aina. Tutto sembra filare liscio fino a quando Ania rivela a Giuliano che Babbo Natale non esiste, è una bugia inventata dai genitori per costringere i bambini a comportarsi bene. Eccola la miccia che trasformerà un’idilliaca serata di festa ai confini del circolo polare artico in un campo di battaglia al tempo stesso esilarante e feroce in cui vedremo sgretolarsi a poco a poco le maschere di benevolenza, tolleranza e buona creanza dei quattro protagonisti. È giusto dire sempre la verità? Le bugie sono così cattive? Bisogna svelare il trucco o è meglio lasciare spazio all’illusione e alla magia? Sono queste le domande che metteranno in crisi il modo di allevare i figli, le tradizioni, i valori famigliari e culturali delle due coppie fino a portarle a svelare segreti e desideri inconfessabili.

Lapponia è una commedia dallo humour corrosivo e graffiante che farà riflettere e ridere lo spettatore porgendogli uno specchio deformante nel quale scoprirà qualcosa che lo riguarda molto da vicino. Una commedia campione di incassi e di risate in Spagna e in America finalmente giunta anche in Italia!

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L'ANATRA ALL'ARANCIA

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Un classico dove i personaggi si muovono gelidi ed eleganti su una scacchiera irta di trabocchetti.

Claudio Greg Gregori dirige Emilio Solfrizzi e Carlotta Natoli ne L’anatra all’arancia di William Douglas Home e Marc-Gilbert Sauvajon. Ogni mossa dei protagonisti ne rivela le emozioni, le mette a nudo a poco a poco e il cinismo lascia il passo ai timori, all’acredine, alla rivalità, alla gelosia; in una parola all’Amore, poiché è di questo che si parla.

L’anatra all’arancia è una commedia che afferra immediatamente e trascina il pubblico nel suo vortice di battute sagaci, solo apparentemente casuali, perché tutto è architettato come una partita a scacchi. La trasformazione dei personaggi avviene morbida, grazie a una regia che la modella con cromatismi e movimenti talvolta sinuosi, talvolta repentini, ma sempre nel rispetto di un racconto sofisticato in cui le meschinità dell’animo umano ci servano a sorridere, ma anche a suggerirci il modo di sbarazzarsene.

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Quel che provo dir non so

Figlio di un papà commissario di Polizia e di una mamma segretaria dell'Esercito Italiano, Pierpaolo cercherà di darsi una risposta a tutte queste domande, raccontando in scena, attraverso un monologo divertente e autoironico, quali sono stati i suoi turbolenti rapporti con le emozioni, a partire dall'età dell'infanzia ...

Lezioni semiserie Pirandelliane -
L'uomo dal fiore in bocca

Un classico del grande scrittore siciliano, una divertente lezione-semiseria in cui si immagina che Tedeschi debba sostenere un esame, prima di affrontare il personaggio al centro de L’uomo dal fiore in bocca. Deve dimostrare a un personaggio pirandelliano , fuggito chissà da quale opera per investigare sul suo operato, di poter avere i requisiti per diventare anch’egli “personaggio”. E con questo pretesto coinvolge il pubblico (a tratti anche direttamente) in una sorta di “lezione” sui temi dell’essere e dell’apparire, su come le maschere contengano il seme della follia. L’intento è che gli spettatori si lascino trasportare disponendosi così ad assistere a quello che viene considerato , uno dei più grandi monologhi della storia del teatro.
Proprio in questa coesistenza di due “corde” contrastanti, comica e tragica, risiede forse uno dei motivi del successo di questo allestimento.
L’uomo dal fiore in bocca è un monologo di grande intensità: Corrado Tedeschi ne è affascinato fin dal periodo della formazione in Accademia e in questo allestimento, divertente , agile ed elegante, dà prova di tutto il suo talento teatrale, impersonando la quieta disperazione del protagonista, dandone un’interpretazione antiretorica, miscelando il tragico, il grottesco e l’umoristico.

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Chi è io?

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Leo Mayer rivive la propria esistenza con spostamenti della credibilità, verosimili ma non veri. È così che lui, intellettuale, ironico pensatore, critico raffinato e sarcastico della società si trova nel tritacarne trash di un’ospitata televisiva in cui tutto viene fuso e mischiato. L’alto e il basso sono indistinguibili e lo spaesamento è comico e inquietante.

Leo Mayer si relaziona anche con alcuni suoi pazienti che hanno difficoltà comportamentali, relazionali, affettive e psichiche. Questi personaggi vengono curati attraverso una psicoanalisi tradizionale ma, allo stesso tempo, sfuggono alle regole alle quali solitamente dovrebbero obbedire perché, simultaneamente sono anche i conduttori dello show “Chi è io?”.

Ma non finisce qui perché c’è un altro piano di racconto, la realtà, quella in cui Leo Mayer se ne sta andando dal mondo dei vivi. Tutti i personaggi incontrati, i pazienti, i conduttori, altri non sono che la moglie, il figlio e l’amante del professore. Tutti abitano la realtà, la fantasia e l’inconscio.

L'ANATRA ALL'ARANCIA

Un classico dove i personaggi si muovono gelidi ed eleganti su una scacchiera irta di trabocchetti.

Claudio Greg Gregori dirige Emilio Solfrizzi e Carlotta Natoli ne L’anatra all’arancia di William Douglas Home e Marc-Gilbert Sauvajon. Ogni mossa dei protagonisti ne rivela le emozioni, le mette a nudo a poco a poco e il cinismo lascia il passo ai timori, all’acredine, alla rivalità, alla gelosia; in una parola all’Amore, poiché è di questo che si parla.

L’anatra all’arancia è una commedia che afferra immediatamente e trascina il pubblico nel suo vortice di battute sagaci, solo apparentemente casuali, perché tutto è architettato come una partita a scacchi. La trasformazione dei personaggi avviene morbida, grazie a una regia che la modella con cromatismi e movimenti talvolta sinuosi, talvolta repentini, ma sempre nel rispetto di un racconto sofisticato in cui le meschinità dell’animo umano ci servano a sorridere, ma anche a suggerirci il modo di sbarazzarsene.

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Recital

Due ore di spettacolo in compagnia di un campione della risata.

La cantata dei pastori

“A Messa, o a Teatro!” Questo dilemma, al termine della cena della Vigilia, negli anni passati, metteva in crisi il popolo napoletano. Messa di mezzanotte o “La Cantata dei Pastori”, sempre a mezzanotte, ma a teatro?

Peppe Barra è riuscito a mantenere questo appuntamento rituale, questa rappresentazione popolare, per più di quaranta anni. Di nuovo insieme a Lamberto Lambertini, la ripropone in una nuovissima edizione, per offrire sorprese continue, colpi di scena imprevisti, risate irrefrenabili e lacrime di commozione.

Immaginate due napoletani, due morti di fame: Razzullo, scrivano in abiti settecenteschi, capitato in Palestina per il censimento voluto dall’Imperatore Romano; e Sarchiapone, suo compaesano, in fuga per i crimini commessi, mentre Giuseppe e la Vergine Maria vagano in cerca di alloggio per far nascere Gesù. Immaginate una tribù di Pastori in attesa del Messia.

Immaginate una turba di Diavoli, mandati da Lucifero sulla terra per uccidere la Sacra Coppia, spaventare e torturare in tutti i modi i due disgraziati compagni, che le provano tutte pur di trovare un lavoro che permetta loro di mangiare.

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Due preti di troppo

Una parrocchia, un quartiere malavitoso e un ragazzo sempre in cerca di guai… i nostri 3 attori partenopei questa volta alle prese con una storia… divina…

Questa è la storia di Giggino un ragazzo in cerca di guai, questa è la storia di due preti mandati a risollevare le sorti di un bruttissimo quartiere infestato da malavita e organizzazioni criminali, questa è la storia di un ragazzo, salvato dalla droga e diventato sacrestano, questa è la storia di una donna che affronta la vita con sacrificio e divertimento….questa è la storia…una storia come tante, in cui succede di tutto, due preti, Don Sabatino e Don Ezio, affrontano una sfida quella di riportare la gente in una chiesa del tutto abbandonata, coinvolgendo sempre di più la comunità di quel posto, con l’esperienza positiva di chi ha sempre combattuto la vita in modo positivo e sereno, senza mai perdersi d’animo…

“Giggino Passaguai” non è altro che un racconto semplice dei giorni nostri, ma ovviamente si affronta il tutto con estrema leggerezza e comicità, cercando di coinvolgere lo spettatore e facendolo catapultare per un ora e mezza in una realtà tragica ma allo stesso tempo comica, il motto di Antonio Grosso, rimane sempre lo stesso, ridere riflettendo.

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Il mio brillante divorzio

Una commedia brillante che ci parla di come sopravvivere con ironia ad un divorzio e di come si può reinventare la propria vita, da single a cinquant’anni. Angela (Francesca Bianco) ha un marito, Max, soprannominato Palla da Biliardo, che l’ha lasciata per la sua amante venticinquenne argentina, Rosa. E come se non bastasse, sua figlia, che è andata a vivere con il fidanzato, le ha rivelato che lei era rimasta l’unica a non sapere delle scappatelle del marito, che ormai andavano avanti da parecchio tempo. Rimasta sola, con l’unica compagnia del suo cane Jack, Angela deve imparare a fare i conti con la sua nuova condizione di “single involontaria”.

Alternando la rabbia nei confronti del marito traditore, attimi di gioia per la libertà ritrovata, la speranza per un’eventuale riconciliazione e la riluttanza nel firmare le carte per il divorzio, Angela ci fa ridere e commuovere mentre ci racconta delle sue avventure per ricostruire la propria vita; dalla help line telefonica per persone con pensieri suicidi alla visita in un sexy shop per comprare un vibratore.

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A spasso con Daisy

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Già Premio Pulitzer e film da Oscar, A spasso con Daisy è ora uno spettacolo teatrale, diretto da Guglielmo Ferro.

Milena Vukotic dà vita a Daisy in una storia delicata e divertente capace di raccontare con umorismo un tema complesso come quello del razzismo nell’America del dopoguerra. La storia dell’anziana signora e del suo autista di colore è da sempre un successo.

A spasso con Daisy racconta un’amicizia profonda nata nonostante i pregiudizi, sempre giocando sull’ironia e i toni della commedia. Adattamento leggero e pungente, regia efficace, interpretazione magistrale per una commedia piena di ironia. Emozionarsi non è stato mai cosi divertente.

Il turno di notte

E’ una commedia agrodolce che narra di un gruppo di lavoratori che restano bloccati nel loro spogliatoio a causa di una scossa di terremoto che blocca le porte di uscita. E' il momento di cambiarsi per iniziare il turno di notte, ma, qualche attimo prima di iniziare il lavoro, l'evento sismico, obbliga questi personaggi ad un confronto sulle loro vite ma anche alla risoluzione di un problema con un dirigente francese che non crede che le loro porte siano realmente bloccate. Questa diffidenza scatena l'ira del delegato Nino che ha dedicato la sua vita alla fabbrica e quando il delegato francese scopre che le porte sono realmente bloccate, in una colluttazione proprio con il sindacalista, batte la testa e resta privo di sensi. Rocco, che voleva fare l'attore, Lena che è una ragazza che ha avuto più di una storia con dirigenti, Lucia che pare abbia perso in tanti anni di fabbrica la sua femminilità, Teo che sembra essere preso solo dalle scommesse di calcio e Leonardo che sa tutto di ogni cosa e il suo pessimismo lo distrugge, aggiungono ai loro conflitti personali e di relazione, il problema del corpo di questo francese. Il riferimento ai lavoratori di un importante stabilimento industriale metalmeccanico di Melfi è abbastanza facile e i problemi che legano le loro vite e le loro storie si collocano all'interno di micro-mondi riconoscibili, fatti di risvolti molto divertenti e momenti poetici.

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Non è vero ma ci credo

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Protagonista della vicenda è l’avaro, avarissimo imprenditore Gervasio Savastano (qui interpretato da un formidabile Enzo Decaro) che vive nel perenne incubo di essere vittima della iettatura. La sua vita è diventata un vero e proprio inferno perché vede segni funesti ovunque e chi gli sta accanto non sa più come approcciarlo. Le sue fisime e la sua credibilità lo renderanno protagonista di eventi paradossali ed esilaranti che non mancheranno di coinvolgere e divertire il pubblico. Rispettando i canoni della tradizione del teatro napoletano, il regista Leo Muscato ambienta la commedia nella Napoli degli anni Ottanta, cercando di dare a questa storia un sapore più contemporaneo.

Il padre della sposa

Il cast di interpreti vede, in coppia per la prima volta, Gianfranco Jannuzzo e Barbara De Rossi; entrambi estremamente affiatati definiscono, in perfetta sintonia, tempi comici e tono dei dialoghi, anche per il resto dell’ensemble: Martina Difonte (Alice) e Lucandrea Martinelli (Ludovico) Roberto Iannone e Marcella Lattuca, rispettivamente padri e madre del promesso sposo. Infine, la figura del wedding planner, perfidamente evocata da Michelle e Alice, introduce la figura dell’ultimo elemento della pièce, la mina vagante pronta a provocare ulteriormente la follia di Giovanni e prosciugare il conto in banca in vista della sfarzosa cerimonia. L’entrata di Boris, (interpretato da Gaetano Aronica), è una ventata di energia. Il personaggio creato da Aronica, è a metà tra il guru New Age e il principe russo festaiolo. Tutto in Boris è frivolezza e follia spinte sui toni accesi della farsa, con particolare evidenza, nei duetti con Jannuzzo: umorismo e divertissement basati su giochi di parole e gag mimiche.

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Il turno di notte

E’ una commedia agrodolce che narra di un gruppo di lavoratori che restano bloccati nel loro spogliatoio a causa di una scossa di terremoto che blocca le porte di uscita. E' il momento di cambiarsi per iniziare il turno di notte, ma, qualche attimo prima di iniziare il lavoro, l'evento sismico, obbliga questi personaggi ad un confronto sulle loro vite ma anche alla risoluzione di un problema con un dirigente francese che non crede che le loro porte siano realmente bloccate. Questa diffidenza scatena l'ira del delegato Nino che ha dedicato la sua vita alla fabbrica e quando il delegato francese scopre che le porte sono realmente bloccate, in una colluttazione proprio con il sindacalista, batte la testa e resta privo di sensi. Rocco, che voleva fare l'attore, Lena che è una ragazza che ha avuto più di una storia con dirigenti, Lucia che pare abbia perso in tanti anni di fabbrica la sua femminilità, Teo che sembra essere preso solo dalle scommesse di calcio e Leonardo che sa tutto di ogni cosa e il suo pessimismo lo distrugge, aggiungono ai loro conflitti personali e di relazione, il problema del corpo di questo francese. Il riferimento ai lavoratori di un importante stabilimento industriale metalmeccanico di Melfi è abbastanza facile e i problemi che legano le loro vite e le loro storie si collocano all'interno di micro-mondi riconoscibili, fatti di risvolti molto divertenti e momenti poetici.

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CARAVAGGIO il maledetto

Un grande tavolo ed una sedia, assi di legno sulle quali Caravaggio è adagiato nei primi minuti dello spettacolo. Una scenografia povera tra i toni dell ocra e del beige, un solo colore...il porpora della coperta dei pescatori ed il mantello del Cardinale...

Affascinante l'effetto delle stoffe bianche a ricordare le vele delle barche e le tele sulle quali il pittore imprime la sua arte...

Luci, proiezioni, contrasti che esprimono magistralmente le atmosfere pittoriche tormentate dei dipinti di Merisi.

Intenso Primo Reggiani, Bordignon non è da meno passando da un registro vocale all altro.

La Valtorta bravissima fa da intermediaria tra i due uomini...

II teatro è vivo

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La signora della tv

Vincenzo De Lucia presenta lo spettacolo “La signora della TV” una produzione inedita Tradizione e Turismo, con le musiche Claudio Romano i costumi di Dora Maione e le coreografie di Johannes Palmieri. Un inno alla leggerezza e alla musica, con la costante attenzione ad un riferimento principe come quello del Varietà per eccellenza. Sono questi i punti saldi dell’inedito testo divenuto spettacolo, dell’attore – cantante e imitatore Vincenzo De Lucia, molto apprezzato per le sue uniche capacità di female impersonator. L’artista partenopeo vestirà i panni di moltissime signore dello spettacolo: luminose stelle provenienti dal piccolo al grande schermo, fino alla storia della musica.

Dopo il successo in Tv in programmi come “Made in Sud” e “Stasera tutto è possibile”, fino alle fortunate incursioni a “Domenica In”, De Lucia raccoglie le sue donne in una galleria teatrale di risate in cui è accompagnato da un orchestra di otto elementi, quattro ballerini e costumi sfavillanti firmati da Dora Maione, per traghettare il pubblico in una serata nel segno di un’unica ed altissima missione: intrattenere divertendo.

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Storia di una capinera

Storia di una capinera è la passionale narrazione della novizia Maria che il riadattamento di Micaela Miano, per la messinscena di Guglielmo Ferro, ne ricodifica la struttura drammaturgica del romanzo per fare emergere il rigido impianto culturale e umano delle famiglie dell’epoca.

Perché se Maria è vittima, non lo è dell’amore peccaminoso per Nino che fa vacillare la sua vocazione, ma lo è del vero peccatore ‘verghiano’ che è il padre Giuseppe Vizzini.

Giuseppe che, rimasto vedovo, manda in convento a soli sette anni la primogenita, condannandola all’infelicità. Un uomo che per amore, paura e rispetto delle convenzioni causa a Maria la morte del corpo e dello spirito.

È sul drammatico rapporto padre figlia, sui loro dubbi e tormenti che si mette in scena la storia della Capinera.

La stanza del convento è il centro della scena, Maria non esce da quella prigione, e il padre Giuseppe ne è il carceriere. Entrambi dolorosamente vittime e carnefici.

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Separati...ma non troppo

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Una pièce in cui la comicità si sviluppa nel tentativo di raccontare una situazione drammatica, come la separazione di una coppia dopo tanti anni di matrimonio. La commedia racconta infatti della difficoltà di Giulio, cinquantenne, che abbandona il tetto coniugale alla soglia delle nozze d’argento. Giulio si separa ed è costretto a chiedere ospitalità a Nicola, separato da tempo, che occupa un appartamento di proprietà della vicina Carmela, con probabili disturbi psicologici.

Nel tentativo di regalarsi una serata trasgressiva accettano un incontro al buio con due donne conosciute su Tinder. Scoprono ben presto di aver però agganciato le proprie ex. La serata prende una piega inaspettatamente piacevole.

Il vedovo allegro

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Tre anni dopo la fine della pandemia, Cosimo Cannavacciuolo, vedovo ipocondriaco, stabilmente affetto da ansie e paure, inquilino del terzo piano di un antico palazzone situato nel centro di Napoli, persa la sua amata moglie a causa del virus, si ritrova a combattere la solitudine e gli stenti dovuti al fallimento della propria attività di antiquariato, che lo ha costretto a riempirsi casa della merce invenduta del suo negozio, e a dover lottare contro l’ombra incombente della banca concessionaria del mutuo che, a causa dei reiterati mancati pagamenti, minaccia l’esproprio e la confisca del suo appartamento…

Coppia aperta quasi spalancata

“Prima regola: perché la coppia aperta funzioni, deve essere aperta da una parte sola, quella del maschio! Perché... se la coppia aperta è aperta da tutte e due le parti... ci sono le correnti d’aria!”.

Ironica quanto basta e sensuale quando vuole, Chiara Francini è un’artista eclettica, un vulcano di carisma e vitalità, con importanti ruoli sul piccolo e grande schermo, conduzioni al fianco di pilastri della tv come Pippo Baudo e un esordio letterario con 45.000 copie vendute e 8 ristampe. Qui si mette alla prova con un testo importante, che celebra il ruolo della donna all’interno della coppia.

L’energica Antonia incarna l’eroina perfetta di tutte le mogli tradite e racconta con ironia la loro “sopravvivenza” tra le mura domestiche. Pur di continuare a stare vicino al marito, la protagonista decide di accettare l’impensabile. Così tra dialoghi e monologhi brillanti si snodano gli episodi più assurdi. Soltanto quando nel cuore di Antonia si insidia un nuovo uomo, giovane e intelligente, il marito sembra accorgersi dell’esistenza della moglie, del suo essere donna, del suo disperato bisogno di essere amata e considerata. 

Questa commedia è una favola tragicomica che racconta cosa vuol dire stare in coppia. Fo e Rame descrivono in modo perfetto con toni divertenti, ma anche drammatici raccontando le differenze tra psicologia maschile e femminile.
Tutti ci si riconoscono infatti “Coppia aperta...quasi spalancata” porta in scena la relativa insofferenza al concetto di monogamia. Rappresenta uno degli spettacoli più popolari in Italia. In Germania ha riscosso un tale successo da essere proposta in ben 30 teatri contemporaneamente.

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Stagione teatrale 2023/2024

Nino Frassica & Los Plaggers Band

Nino Frassica è accompagnato dai Los Plaggers, band formata da sei formidabili musicisti; il nome Plaggers è una fusione tra Platters e plagio. Lo show è un originalissimo e coinvolgente viaggio musicale di concerto/cabaret. Una grande festa, un’operazione

di memoria musicale con un repertorio formato da oltre cento brani rivisti e corretti, in cui canzoni famosissime, pur mantenendo la propria identità, sono tagliate e ricucite alla maniera di Frassica. Verranno presentati brani come “Cacao Meravigliao”, “Grazie dei Fiori bis” o come “Viva la mamma col pomodoro” al quale verranno aggiunti “Viva la pappa col pomodoro”, ma anche “Mamma mia dammi cento lire” e sigle d’altri tempi come “Portobello” o le musichette della pubblicità; e ancora “Campagna” diventa “Voglio andare a vivere con i cugini di campagna”, e poi “Siamo donne” che si conclude con “Donna a Surriento”, “Neri per sempre”, “Tuca tuca” ecc...

Protagonista anche il pubblico che, travolto dal ritmo incalzante dello show, mentre si diverte con le invenzioni musicali di Frassica, può cantare e partecipare direttamente allo spettacolo grazie a medley dedicati alla musica degli anni ’60 e ’70, omaggi a Santana e Battisti, etc..., fino a crearsi un’atmosfera di complicità e intesa, grazie all’inesauribile vérve comica dell’artista siciliano.

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Stagione teatrale 2023/2024

Eccoci pronti con il calendario della stagione teatrale di Venosa. Prenota il tuo posto.Campagna abbonamenti aperta.

UNA COMPAGNIA DI PAZZI

1945 fine seconda guerra mondiale, due infermieri gestiscono un manicomio con soli 3 pazzi, alle pendici di un paesino ai confini con la Campania e la Basilicata. La guerra si svolge nelle vicinanze, ma in questo manicomio, nulla succede, queste cinque persone vivono la loro vita, come se intorno non fosse successo nulla, gli infermieri non si comportano da infermieri, ma con il loro pazienti c’è una confidenza come se convivessero tutti sotto lo stesso tetto. È un manicomio quasi dismesso, dove sono rimasti soltanto Umberto taciturno e sempre incazzato, un cantante rinchiuso dal regime fascista perché troppo vicino ad ambienti comunisti, Federico un uomo di 60 anni non parla quasi mai, dice soltanto poche parole e quasi incomprensibili, rinchiuso in manicomio perché omicida di un gerarca fascista, e Benni un ragazzo che vive da anni in ospedali e manicomi psichiatrici, abbandonato sin dalla nascita, logorroico e fissato con la pulizia. Insomma c’è armonia, anche se quest’armonia viene interrotta, una settimana al mese, dal direttore del manicomio, un uomo molto severo, cinico che sfiora momenti di “malvagità”. Ovviamente gli infermieri cercano spesso di fare da “muro” a questi atteggiamenti ostili, ma senza nessun tipo di risultato. Un giorno viene scoperto, da uno dei “pazzi”, una cassaforte nell’ufficio del direttore, da qui i nostri protagonisti, pensando che ci sia del denaro o pietre preziose, escogiteranno un piano per aprire la cassaforte, scappare con il bottino e conquistare una libertà meritata.Uno spettacolo che tratta un tema forte con la solita ironia che caratterizza oramai da anni gli spettacoli di Antonio Grosso. La compagnia sarà la stessa che ha portato per anni in giro, nei migliori teatri italiani, lo spettacolo diventato un cult, “Minchia Signor tenente”

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STUPOR:Federico II, reale e immaginario

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Si tratta di un nuovo allestimento teatrale che coniuga vari linguaggi artistici, dalla danza al teatro e alla multimedialità, attorno alla figura di Federico II e il suo rapporto con la legge, la religione, i suoi affetti privati.

Un impianto scenico molto particolare in cui la danza contemporanea si intreccia con proiezioni e recitazione teatrale in un viaggio molto intenso e originale: Costanza, Federico e il suo amore per i falchi, Federico e Bianca Lancia, Federico II e Pier Delle Vigne, Federico e San Francesco, momenti intrecciati dal filo intenso della storia e del destino comune rappresentati magistralmente dalla danza e dalle proiezioni.

STUPOR, il titolo dello spettacolo che prova a mettere a fuoco, soprattutto, lo stupore che provoca l’attualità dei suoi temi e la profonda attitudine del nostro imperatore, sempre alla ricerca di risposte mai banali ai grandi temi della ricerca sociale e spirituale.

La signora del martedì

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Un testo intriso di torbida sensualità ma anche di dolcezza e di grazia, arricchito da un’ironia elegante e tagliente che produce leggerezza e sorriso. Uno stato di tensione attraversa tutto lo spettacolo e ci accompagna fino all’imprevedibile conclusione, lasciandoci senza fiato, legati per sempre a questi meravigliosi personaggi nati dall’immaginazione di Massimo Carlotto, una delle penne più efficaci e profonde del nostro tempo.

Balcone a tre piazze

Napoli. Antivigilia di Natale. Un’insolita bufera ha interrotto i collegamenti col resto d’Italia. Alfredo ha dovuto rinunciare a un viaggio con la moglie, con cui è separato da sei mesi, un viaggio in cui sperava di riallacciare i rapporti. Mentre è solo in casa sente bussare al balcone: un uomo infreddolito gli chiede di farlo entrare, è Riccardo, l’amante della vicina di casa, scappato sul cornicione perché, a causa della tempesta, il marito è rientrato prima del previsto. La vicina è Elis, giovane moglie venezuelana di Michele, amico di Alfredo, che il giorno prima della vigilia di Natale si ritroverà a vivere una favola al contrario, costretto a coprire la tresca di Elis ai danni del suo amico Michele, spacciando Riccardo per suo cugino. Dovrà anche recuperare il rapporto con sua moglie, e fronteggiare Ciro, un rapinatore capitato anch’egli sul suo balcone per scappare dall’appartamento in cui si era introdotto.

La bufera inaspettata sconvolge i piani di tutti i personaggi, che si trovano quindi a vivere una vigilia di Natale piena di equivoci.

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O TELLO O...IO

Una serata filo…drammatica è uno spettacolo che con una scrittura ispirata alla commedia dell’arte, dal ritmo veloce, e con il meccanismo del “teatro nel teatro” racconta le disavventure di una compagnia amatoriale (tutti sempre rigorosamente in scena) che nel primo atto è intenta a fare le prove di uno spettacolo che debutterà l’indomani sera.

Il testo scelto dal regista, (sicuro che le compagnie amatoriali, non dovendo subire i tagli alla cultura e allo spettacolo sono l’unica risorsa per portare avanti il teatro) un po’ per allontanarsi dal classico repertorio eduardiano delle compagnie amatoriali un po’ perché vuole affrontare il tema della gelosia, sentimento che solitamente tende a rovinare i rapporti è: Otello.

Il primo atto si sviluppa tra il tentativo di provare lo spettacolo, le deliranti discussioni interpersonali tra i vari attori, le dissertazioni psicologiche sui rapporti e la disperazione per la notizia che l’attore che avrebbe dovuto interpretare proprio il protagonista non verrà più, l’unica soluzione è che il regista stesso dovrà interpretare Otello senza però conoscerne la parte.

Nel secondo atto, col palcoscenico diviso in due, da una parte lo spettacolo in corso e dall’altro i camerini, si assisterà simultaneamente e contemporaneamente sia alla impietosa messa in scena di Otello (con un inevitabile finale diverso che mai avrebbe immaginato Shakespeare) che agli strambi eventi degli attori affrontati nei camerini.

Il finale oltre a essere imprevedibile non è un vero finale, perché…

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L'erba del vicino è sempre più verde

Solo un napoletano – nel senso più alto e bello – avrebbe potuto scrivere e interpretare una commedia come L’erba del vicino è sempre più verde! Gusto del paradosso, situazioni comiche condotte ma non inverosimili, un velato autocompiacimento per le proprie paure e superstizioni, il gusto della menzogna non nascosta ma esibita come normale consuetudine.

A veder recitare Carlo Buccirosso in questa commedia, da lui scritta e diretta, non si può immaginare il protagonista – il benestante Mario Martusciello, funzionario di banca – con una fisionomia diversa da quella del nostro attore.

Calvo, bassino, magrolino, baffetti che ricordano quelli di Peppino De Filippo, una voce esile che difficilmente può spaventare gli interlocutori: Buccirosso incarna alla perfezione il personaggio del partenopeo mediocre, che sogna un riscatto per sé e la sua vita.

L’erba del vicino è sempre più verde! racconta la storia di un uomo tiranneggiato dalla moglie, che decide di avere un’avventura galante con una signorina – più giovane, bella e avvenente della sua consorte –, che fa l’influencer, e conosciuta dal vicino di casa con cui Martusciello ha stretto amicizia e col quale è anche andato a Cuba per una vacanza di dieci giorni sobbarcandosi l’onere di sostenere tutte le spese.

Perché Martusciello è così: generoso, espansivo, sincero; ma solo quando quel velo di diffidenza e di vaga invidia scompare. Sulle prime è un uomo sospettoso, lievemente odioso nei confronti del prossimo.

A rompere le uova nel paniere, mandando in aria le aspettative di una nottata galante, è l’arrivo della moglie di Mario, decisa a riprendersi suo marito: costi quel che costi. E sarà solo l’inizio di una disavventura che vedrà il povero Martusciello coinvolto in questioni lontane dalle sue intenzioni, contrarie ai suoi principi, al di là d’ogni previsione.

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STUPOR:Federico II, reale e immaginario

Si tratta di un nuovo allestimento teatrale che coniuga vari linguaggi artistici, dalla danza al teatro e alla multimedialità, attorno alla figura di Federico II e il suo rapporto con la legge, la religione, i suoi affetti privati.

Un impianto scenico molto particolare in cui la danza contemporanea si intreccia con proiezioni e recitazione teatrale in un viaggio molto intenso e originale: Costanza, Federico e il suo amore per i falchi, Federico e Bianca Lancia, Federico II e Pier Delle Vigne, Federico e San Francesco, momenti intrecciati dal filo intenso della storia e del destino comune rappresentati magistralmente dalla danza e dalle proiezioni.

STUPOR, il titolo dello spettacolo che prova a mettere a fuoco, soprattutto, lo stupore che provoca l’attualità dei suoi temi e la profonda attitudine del nostro imperatore, sempre alla ricerca di risposte mai banali ai grandi temi della ricerca sociale e spirituale.

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UNO, NESSUNO E CENTOMILA

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Uno, nessuno e centomila è la summa della sterminata indagine di Luigi Pirandello sull’Essere e sull’Apparire, sulla Società e l’Individuo. Lo scrittore agrigentino raggiunge il culmine della sua riflessione sulla frantumazione dell’identità, sulla follia e sul rischio di annullamento di sé cui può andare incontro l’essere umano nel suo rapporto con le grandi sovrastrutture sociali, economiche e culturali come lo Stato, la Famiglia, il Matrimonio, la Religione.

Pippo Pattavina dona al protagonista Vitangelo Moscarda, detto Gegè, una complessa presenza scenica, dandogli una connotazione sulfurea, ambigua, provocatoria e persino spiazzante.

Il malato immaginario

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Emilio Solfrizzi è protagonista di un nuovo allestimento de Il malato immaginario, spettacolo già diretto in passato dal regista Guglielmo Ferro.

Un intreccio tra comicità e il teatro dell’assurdo. Qui il teatro come finzione, come strumento per dissimulare la realtà, fa il paio con l’idea di Argante di servirsi della malattia per non affrontare “i dardi dell’atroce fortuna”. Il malato immaginario ha più paura di vivere che di morire, e il suo rifugiarsi nella malattia non è nient’altro che una fuga dai problemi. Si ride attraverso la continua ricerca di rimedi e cure di medici improbabili che creano situazioni esilaranti.

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uno straordinario viaggio fatto di Teatro, danza e musiche originali eseguite dal vivo nelle cattedrali della Basilicata

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TEATRO
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MULTIMEDIALITÀ
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BALLETTO
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Sartoria teatrale
la stagione cucita addosso a te

Parte la stagione teatrale 22/23 del Don Bosco di Potenza. Ce n’è per tutti i gusti. Vi aspettiamo !

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TEATRO
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BALLETTO

Stagione teatrale 2022/2023

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Al via la nuova stagione teatrale della nostra Organizzazione. Anche quest'anno il Teatro Lovaglio ospiterà 10 appuntamenti da non perdere. Ce n'è per tutti i gusti

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MUSICA E IMMAGINI
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TEATRO
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MULTIMEDIALITÀ
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Historiae

Eurofestival 2022

Nell’ambito di Eurovision 2022, il contest musicale in corso a Torino, è stato allestito uno spazio dedicato a spettacoli, dibattiti e concerti: l’Eurovillage. La Basilicata è presente con l’Apt e con Historiae: la performance del regista Gianpiero Francese che racconta tre importanti pagine della storia lucana.

Pitagora, filosofo e matematico che visse e insegnò a Metaponto. Orazio, il poeta latino del “carpe diem”, nato a Venosa. L’imperatore Federico II che a Melfi visse e promulgò le famose Constitutiones, il primo fondamentale testo giuridico della civiltà occidentale. Attraverso il racconto multimediale delle loro eccezionali vite, verrà presentata la Basilicata che però non sarà declinata solo al passato: l’azienda di promozione territoriale ha infatti allestito un proprio stand, all’interno dell’Eurovillage, per presentare l’offerta turistica della Basilicata contemporanea.

Il regista Gianpiero Francese e il direttore generale dell’Apt, Antonio Nicoletti, raccontano la Basilicata a Torino.                                                                                                                         https://youtu.be/rnieBvsWY2c

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STUPOR

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Spettacolo che declina Teatro, Danza, Danza aerea e acrobatica, Videomapping e Spettacolo di fuoco.

https://youtu.be/sJfFvCePIQ8

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la città dell'utopia

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il segreto della grande quercia

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